PELLEGRINO ARTUSI E... |
L'UNITA' D'ITALIA |
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Pubblichiamo
due citazioni, tratte da pubblicazioni locali , scritte da due noti
personaggi Romagnoli:
giustamente considerati enogastronomi, giornalisti e operatori culturali
liberi. Sono accomunati non solo da una lunga e solida amicizia, dalla
stessa passione per le cose autentiche e di qualità vera, ma anche dalla
golosa e dura autonomia rispetto ai facili mercantilismi, congreghe
e"mafie" associative di ogni genere (per quest' ultimo motivo li
sento molto vicini ). L'ARTUSI E L'ITALIA UNITA Artusi fu il novelliere del mangiar bene e sano del
tempo in cui visse, che fu dapprima il tempo del consolidamento Crispino
della tradizione, poi dell'allargamento giolittiano del benessere
popolare. La neonata Italia unita aveva abbattuto i confini fisici del
provincialismo intestino, ma non aveva colmato i fossi
"Culturali" del particolarismo diffidente: la comunanza
linguistica era il dialetto, il dialetto era l'origine,l'origine era la
tradizione, la tradizione era l'abitudine, l'abitudine era il modo di
vivere,quel certo modo di vivere obbediente a regole succhiate col latte
materno. Si continuava ad andare a scuola (o a non andare), a far l'amore,
ad andare (o non andare) a messa, a comportarsi, come s'era sempre fatto
al paese, secondo un modello da portarsi appresso nella valigia da statale
o nello zaino da soldato. A tavola fu la stessa cosa. La solida e
sostanziosa cucina dell'Italia di sotto: sù l'opulenza delle carni
impreziosite dalle spezie, giù la povertà delle verdure condite con la
fantasia. Questa demarcazione, che passava sotto la toscana,
permise soltanto passaggi sporadici di esperienze gastronomiche, a livello
popolare: non vi fu reciproca transumanza, ma arroccamento campanilistico.
La cucina nazionale unitaria, pertanto, non spiccò mai il volo: aveva le
ali spennate dalle gelosie. E fu un bene, che consentì ad Artusi di
scriver la"Scienza (e non la confusione e il compromesso) in
cucina", cioè qualcosa di certo e di saldo, al di sopra dello
sbandamento alimentare che gli fu contemporaneo. Artusi anticipò d'un
secolo le risposte all'attuale "Demagogia dei fornelli" che
rappattuma i comizianti della cucina falsamente povera, falsamente
rustica, falsamente della nonna con i declamatori della cucina falsamente
dei re, falsamente dei vip, falsamente di chi conta. Rispose in termini di alimentazione e non di
riempimento di pancia allineando sulle tavole le scelte personali,
ragionate e sperimentate: piatti fondamentali, equilibrati, eruditi ed
arguti. (Da"il falso e il vero Artusi" di Renzo Amadei:quad.N°.1 Accad.Artusiana) ...Nel corso del 1991, tante
le iniziative realizzate, valide ed apprezzabili, ma anche altre meno
valide (per carità pienamente legittime), addirittura discutibili,
strumentali o prettamente mercantili. Tra queste ultime, sotto la regia
del giornalista Davide Paolini de "Il Sole 24 Ore", le
cosiddette Artusiadi, una sfacciata forma di plagio e scopiazzatura non
dichiarata e sin troppo disinvolta di artusea, al di là dell'interesse
che comunque una esibizione di prestigiosi professionisti realizza. Anche
la scelta dei vini trentini, determinante per la ricca sponsorizzazione,
è discutibile e poteva essere migliore, non per motivi di sciocco
campanilismo (un vizio sin troppo diffuso in Romagna) nè per disconoscere
i meriti di una regione per molti versi e per tradizione enologicamente
qualificata e ricca. Degna
di nota, tra le iniziative discutibili, quella che vede come protagonista
Gualtiero Marchesi, il grande cuoco, assiduo patrocinatore di operazioni
"commerciali". Il buon Marchesi ha fatto preparare piatti
surgelati "artusiani" in vendita assieme al libro dell'Artusi in
un noto supermarket lombardo. Anche in questo caso si tratta di iniziativa
legittima ma poco dignitosa per il più grande chef italiano secondo la
Guida Michelin e molti altri, ma soprattutto insultante per il nostro (nel
senso di abitanti di una regione italiana)Pellegrino Artusi...Sarebbe
stato meglio che i due ben noti personaggi all'Artusi non avessero rotto
le..."devozioni"(in Rumagna is ciema "maron"!). E
pensare che Marchesi era stato presidente di Giuria di Artusea 90 e
relatore sulle "tecniche di cucina moderna", a fronte di un
modesto ingaggio di 6 milioni. E che Paolini (romagnolo per di più) ha
inizialmente collaborato con la Fondazione Artusiana di Forlimpopoli.
Anche la ricca e ridondante pubblicistica sciorinata da quotidiani,
riviste e qualche avventurosa e "stravolgente" riproposizione di
ricette rivisitate, si è confermata in buona parte banale, scontata,
superficiale, ripetitiva, estetizzante e narcisistica, soprattutto per gli
autori, non priva di errori grossolani che denotano una diffusa non
lettura dell'Artusi. Graziano Pozzetto al termine delle manifestazioni dedicate all'Artusi nel centenario della pubblicazione del suo libro ci propone un resoconto assai critico a proposito delle cose dette e scritte "a sproposito". LE BUONE INIZIATIVE....INVECE..... Pochi i contributi seri di approfondimento
culturale,....il mensile la Gola ha pubblicato un interessante carteggio
di letter e ricette....Alcune rigorose iniziative progettate dal quotato
Circolo "Il Dibattito " di Forlimpopoli........ ........un apprezzabile"studio" redatto
ed intrapreso per il Comune di Bertinoro dal forlimpopolese Professor
Ernesto Solari.... ........il Viaggio in treno a Firenze
organizzato dall'Accademia Artusiana...... ........il Libro di alfredo Roncuzzi pubblicato
dalla stessa Accademia........ ........il Video sull'Artusi scritto da Folco
Portinari....... ........la traduzione della Bibbia Artusiana in
dialetto romagnolo da parte del prof.Matteucci e..... .......la mostra "La cucina bricconcella"
dedicata all'opera dell'Artusi e organizzata dal Comune di Forlimpopoli......
Graziano
Pozzetto ( da il Nuovo
Ravennate,N°47-20,12-91)
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La locandina della mostra poneva Artusi in mezzo ad altri due grandi protagonisti dell'ottocento, A.Manzoni e G.Garibaldi, artefici dell'unità d'Italia. Unità che l'Artusi volle celebrare in cucina fondendo i sapori regionali. REALIZZATI DA ERNESTO SOLARI |