POESIE DEDICATE ALL'INFINITO
PICCOLO INFINITO PORTATILE.
Quando di Leopardi si dice, come ha fatto Bontempelli, che la sua opera "è vasta e spinge radici per molta terra e fronda in vario cielo", si coglie certo una verità ma si rischia anche di dire un'ovvietà, dal momento che la sua presenza e il suo influsso sono un fatto ormai indubitabile, rubricato com'è dalla critica. Quel che però non è apparso abbastanza è la memoria segreta e sotterranea di certi testi, come l' Infinito, la cui riemersione in testi (e contesti) disparati e diversissimi ha un che di straordinario e misterioso, che lo fa assomigliare a una sorta di carsica vena inesauribile, una memoria segreta e sotterranea che s'impasta e struttura con l'idea stessa di poesia.
Forse, a voler restare in ambito di metafora vegetale, bisognerebbe parlare più che di albero con tanto di conveniente radice e fronda, come fa Bontempelli, di rizoma, di formazione cioè sotterranea di paradossale vitalità, che non solo sacrifica ogni produttività verticale e normale (normativa) ma rinuncia anche a porsi come origine e fondamento di alcunché, per affermare la propria natura unica e inassimilabile, la sua solitaria e scomoda presenza senza figliolanze prevedibili e descrivibili in uno stemma genealogico.
L'Infinito è così : il testo, nel senso più etimologico del termine, di una serie infinita di "distrazioni", di insorgenti polluzioni di immagini e parole, come punti di accensione sentimentale e fantastica che mettono in questione il soggetto della scrittura e impediscono contemporaneamente al lettore di acquietarsi all'ombra di un significato definitivamente costituito.
Cosa si ripromette, allora, questa silloge che nell'anno del bicentenario della nascita del poeta di Recanati assume anche il valore di un omaggio? Si ripromette di rintracciare e raccogliere ciò che di quel testo nella poesia del nostro tempo, dei poeti che l'indagine degli specialisti ha poco e nient'affatto interrogato, è rimasto nell'oscillazione tra totalità e scomparsa del senso. Ne è nato così un catalogo di voci, spesso eterogenee e distanti, accomunate dal fatto di poter disporre dell'archetipo leopardiano come di un'eredità insospettabile eppure giacente, disponibile ad ogni uso e abuso, in una sorta di più o meno casuale donazione catenaria: un catalogo che convoca ed esibisce testi di autori che oggi vivono ed operano scrivendo il loro esserci nel panorama morale e civile di questi anni, con la coscienza più o meno esplicita del loro ruolo di testimoni di un'esigenza di parola, attraverso cui passa e si afferma una protesta della mente creativa contro la tirannia dello spazio e del tempo...
Vincenzo GUARRACINO.
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I POETI E LE POESIE PUBBLICATE SUL LIBRO | ||
EMANUELA ANZANI | PIETRO BERRA | FRANCO CAJANI |
MIMMO CERVELLINO | LOREDANA CILIONE | MARIO CONFORTI |
TIBERIO CRIVELLARO | FABIO DAINOTTI | MICHELE DE GIACOMO |
GABRIELLA D'INA | ANTONIO DONADIO | FULVIO FEDELE |
MAURO FOGLIARESI | GIO' FERRI | GILBERTO FINZI |
LUCETTA FRISA | FRANCESCO LA COMMARE | GIORGIO LAROCCHI |
LUCIANO LUISI | NINO MAJELLARO | LEONARDO MANCINO |
FRANCESCO MANDRINO | ANGELO MAUGERI | RINO MELE |
ALDA MERINI | LORENZO MORANDOTTI | LUIGI PICCHI |
OMAR PIRRERA | GIANNI RESCIGNO | FRANCESCA RUFFATO |
ROBERTO SANESI | ALBERTO SCHIEPPATI | DARIO TALLO |
GIANNI TOTI | MARIA LUISA VEZZALI | LUCIO ZANIBONI |
EMANUELA ANZANI DALL'"INFINITO" DI LEOPARDI Vorresti abbracciare in un solo istante l'Infinito spaziotempo naturale delle cose eppure all'improvviso hai già capito che il fuori e il dentro dell'abisso fa silenzio in cifra di se stesso l'occhio trova salvezza nel naufragio
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PIETRO BERRA A GIACOMO LEOPARDI Quando mi schianto dentro di te l'infinito
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FRANCO CAJANI AL DI LA' DELLA SIEPE L'anticipo della primavera ti ha visto nel parco romeno ascoltare Chopin sotto la scultura di pietra corrosa a due passi dal lago forse alla ricerca del tempo del '69.
Lo sguardo va al di là della siepe l'infinito porta l'eco della fiducia distrutta nell'età che corre, d'un baleno ti assale il ricordo quando ti rifugiasti in un mattino solitario in un letto di casa tua e non sapevi che destinavi i prodromi della tua sofferenza. |
MIMMO CERVELLINO UN MARE DI LUCE ALLAGA Con che strazio mi rinserri mia tremolante rugginosa siepe. E in che dolore ciò che svanisce non ritorna ciò che si china s'abbandona; questa morte sposa trame purpuree e riflette ogni foglia secche venatuire sottili quando fluttua nerigne quando sussulta seccata al ramo. Che la stagione è finita che i nudi spini tremano incessanti e si annodano gli esili fili d'erba sci sciolgono gli intrecci del cuore. mentre un mare di luce allaga il cielo, si riversa sulla siepe. |
LOREDANA CIGLIONE CADENZE Com'è amaro sapere che la vita è questa noia che per brutta sorte al fragile esistente il sogno elude. Ma cercando e aspettando, illuminati varchi dalla mia stella, e sempiterne correnti, e velocissime mete io nel voler mi pongo; dove per gioco il tempo rassicura. Ma se lamento sento salir da queste sponde, io dentro assoluto sgomento in sottoluce sto camminando: e guardo già l'inverno e la mesta ragione, e la cosciente sfera e il mal di lei. Così di questa oscurità si nutre il giorno mio e ritrovarlo è pena di restare.
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MARIO CONFORTI QUAL TU RESTI, SPERANZA Silenti colli, chiese ricche di vestigia e storia, voi mi insegnate che tema non c'è all'ombra dei cipressi. Pace io trovo nell'acqua cheta, forza io cerco nella mia fede. E voi rami semplici, che vi siete persi fiori e foglie, che aspettate a morire? Non vedete che anche il cielo ha lasciato la sua grande orma in quella lastra di ghiaccio? Sul dosso, calato il sole mattutino, scende il notturno, s'abbruna un solitario sasso; copiosa rugiada sulla mia terra arida, ecco qual tu resti, speranza, ultimo fiore.
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TIBERIO CRIVELLARO ...E IL SUON DI LEI... "...Porgea gli orecchi al suon della tua voce..."
Come il pianto del mar canta, si riflette e muore nella madrepore spirale e il suon naufragar non dolce è,
il canto dell'allodola in uno specchio di colei che amora si avvita a morte d'un mal sottile...
Ogni altra voce è un'eco che si spegne, ora che una mi chiama dalle vette immortali...
...Di me rammento che esultavo amandoti... ...Ed eccomi perduto in Infinito
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FABIO DAINOTTI QUI E' L'INFINITO... A sera ero seduto sul pensio della collina tra il fruscio del vento, formavano le elitre fragili un pallore evanescente dentro il rosso del tramonto. Suonava la campana che addolciva la mia pena segreta ad ascoltarla.
Ero solo, straniato nel silenzio: e non trovavo pace. Freddo così è il mio amore. E invece t'amo. Madre, qui è l'infinito e ho paura...
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MICHELE DE GIACOMO PADANA Quest'acre pianura, tutt'afa o ghiaccio o nebbia. che offusca e sospende città fuori dal mondo, tortura i poeti e li uccide, lentamente, a meno che diventino meschini anch'essi, tanto da coglierne di anno in anno la piatta uniformità, lieti se qualche volta scoprono che il vento si abbassa tra i pioppi e li scuote e che davvero lontani, lungo l'orizzonte, si ergono ancora, sorpresi dal cupo azzurro, i monti. |
GABRIELLA D'INA UN PRODIGIO SENZA ARUSPICI Finché dura la luna tu non dovrai temere il passaggio di macchine rombanti sulla strada statale. La tua figura spiccherà sulle strisce alla luce inquirente dei passaggi. S'impigliano i vestiti ai rami dei noccioli nell'acqua fonda fanno festa i pesci.
Di mandorle. Un ricordo in bocca pastoso e colorato. Cadono con il rumore di giornali vecchi i frutti di carrubo sull'asfalto Un sapore dolce come alla terra il tuo corpo di cui nessuno si ricorda l'erba.
Se fossi etrusca stasera seduta presso la spianata avrei visto un prodigio senza aruspici quattro bei corvi neri che passavano accorti. Uno se n'è abbassato e ha gracchiato per me.
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ANTONIO DONADIO DALL'INFINITO (Torni) Sempre ritorni tu sull'ermo colle a questa siepe che nessuna parte dell'ultimo orizzonte ormai esclude. Eterno vai per spazi interminati e ti fai voce tu nei sovrumani silenzi di muta sconvolta quiete; e se chiudo gli occhi, anch'io per poco odo la tua voce fattasi vento e quello che cantasti un dì, io quello ora ritrovo in quest'eterna voce. E nulla può il tempo con l'eterno se si veste d'incanto di presente. E' solo un sogno, una follia questa che prende il cuore ed il pensiero mio il naufragare in te come nel mare.
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FULVIO FEDELE OLTRE L'ASTIOSO LIMITE Sì, c'è una linea d'ombra, un margine, un confine, un lieve ottundimento di colori come d'erba che incontri la pietraia e lì diradi, o una dieresi fonda, una frattura che fa tra disumano e umano più aspro il contrappunto Poi, oltre l'astioso limite della morte, è ininterrotta mutazione trasparenza di corpi. Imperfezione.
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MAURO FOGLIARESI FINISTERRE Da qui al tramonto c'è tanto tanto mare le onde ripetono le onde ed io vorrei volare
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GIO FERRI DISINFINITO Sempre dura mi fu quest'alea forma, questo pensiero che tanta memoria e l'antico tempo alla mente esclude. Penso e mi figuro l'interminato irracconto, ma non ne leggo i segni ardenti e vivi, e quell'inquieta voglia nel ruminar si torce: onde per molto il cuore all'ansia s'impaura. E la voce odo bisbigliare tra queste stanze e non la sento e la vo comparando alla mai poesia che mi sovvien muta e morta, sempre sola e inascoltata al rumore del presente. E tra questa spersa misura sbianca il voler mio che si rinnega tristo in questo mare. |
GILBERTO FINZI EURIDICE (per Anna) Uno di noi voi nessuno apriste apra apriremo una scena o una porta l'unica che dà sul dopo
e un vuoto strato di neve sbilenca che sa di scala trappola e chimera sbrancola e inciampa, svirgola e branca i tre-quattro mondi della solitudine. Escalier, escalier! Tu m'a donné -quoi- l'eternité- o soffusa di tempo, ladra- il non è mai passato che per un solo secondo (il tempo)- solo momento, il tempo- il naso buco e spaccato dal silenzio raccapriccia, e via sgriccia di sale in sale
i gemelli per mano conducono adducono una di due cose ignote al vivo, pure e illimiti fino al debito di stelle, fino al culmine di nevi sognate, fino al dorso della sozza e sepolta nel lungo dopo |
LUCETTA FRISA INFINITO IL VERBO Diventa infinito il verbo che non si coniuga entra in ogni cosa va via nel nulla. Mi sposo con lui Vado dove mi porta Senza pronomi. Sulla carta Scivolano fantasmi Vogliono terra e corpo Versi sicuri netta sintassi. Tenaci nelle fessure Tra parola e parola -pezzi di cielo o di abisso azzurri e neri di lontane pupille- come in unebrezza si affacciano. Con un colpo di ciglia o di penna Recidere visibile e invisibile Dichiarare guerra nel mezzo stare allerta- armati, non fare armistizio. Che cosa è cedere? Dimenticare? Annegare?
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FRANCESCO LA COMMARE SOLSTIZIO Questala sempre viva di silenzi che nutre tempo e spazi di colori è come lombra nera che si ferma sottalberi che perdono le foglie.
E quando il vento lascia lorizzonte e sfiora sguardi fissi sotto i cieli, un pianto si risveglia alla memoria ed ombre senza forme alla deriva ingrigiano di assenza vasta terra.
Un grido, che sconosco, e micidiale, mi scorre dalla mente fino in gola; più nulla mi soddisfa in questa vita?
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GIORGIO LAROCCHI LUNGO I FOSSI Infiniti inverni avanzano Brividi di prati e siepi coperte di neve Rivendicano rancori rantoli raggiri mentre il cielo soscura si spaura richiama altri paesi lultimo guizzo della rana lungo i fossi della risaia
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LUCIANO LUISI LA META Fin dove giunge lo sguardo (lanima Non ha limiti al suo penetrare), laggiù dove larco dei monti segna in ombra il confine, cosa è possibile vedere, che luce si leva dietro la vetta come una vampa accecante? E che dicono Quei segnali, a chi va quel messaggio?
Così al viaggiatore che le scorga appaiono Tenebrose nellaria, alzate a chiudere un mistero insondabile, a spegnere le inutili domande, che rimangono senza risposta, a rendere tetro e pieno di incubi quel luogo.
Eppure noi, anche sospinti dallansia, o cantando, o con gli occhi perduti in altri occhi e il cuore confuso come la mente, le abbiamo sfiorate ignorandole, tutti almeno una volta, senza accorgerci di quelle luci e quei segnali. Ma -a un tratto- eccole qui incombenti quelle vette a tagliare il nostro spazio a misurare i passi che separano da quellambiguo anfratto. E siamo in fila come aspettando un turno, e non cè più -non rimane- che un solo viottolo di tante strade che correndo ci parvero larghe e infinite, e va a quella meta oscura. E non ci è dato sapere nulla, nulla più di quanto sia concesso sperare o immaginare. Ora (o ci sembra) siamo tutti uguali. A quale Milizia apparteniamo? Il luogo È questo. Ormai è certo. Daltri Non abbiamo sentore.
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NINO MAJELLARO IL NAUFRAGIO NELLINFINITO "Lingua mortale non dicembre quel chio sentiva in seno"
La poesia non è lingua mortale è la voce delluomo solo è lo strazio di ogni tempo è il naufragio nellInfinito.
Allinizio del terzo Millennio Leopardi ancora "che vuol dire questa solitudine immensa? Ed io che sono?" |
LEONARDO MANCINO PER LINFINITA DI LEOPARDI Non finita luce. Bianco spazio della luna continua nel giorno come storia in via dabbandonare il campo, infinito tutto ora in questa, ora in quella strenua strategia di visione. Del minimo non eterno sha paura. La parola vale irripetibile finzione, la mente vasta come lorizzonte intorno e come il mondo saccalca nellintimo del pensiero vagante. Il pallore è resistente alla virtù e sua residenza. Straordinaria fantastica la trama di figure sonore e meste in infiniti fili dintrecci che si prolungano une in altre determinando numeri ed effetti, utopie. Circonferenza interna ed ombre: aporie canoniche Come disperse al vento dellinvenzione, eppure nella vasta pianura a fronte di un occhio stanco di lucertola non cè un varco e nemmeno una siepe su cui voglia posarsi unanima sola. Genio dunque, che altro? Così affonda nel grande quadro Duna pesante tristezza invito a soccombere -e primo passaggio di unanima al globale-lidea chiara e distinta (videbat ad oculum: avrebbe voluto Keplero) con il moto vagante verso la soluzione dettata dal pur cercato principio. Decresce il presente tutto Del senso compiuto, da un margine dombra di siepe nellinvenzione della postura sul colle al suo orlo di terra come per un gioco, e tragico giogo, limmagine inscena il disegno dellinizio. Il soggetto sfida il soggetto: prostrati a capo chino sul quaderno delle massime non cè motivo di pensare nellulteriore -e nemmeno ora che sì è costretti ad essere nella costellazione mobile dei presupposti- che il poeta indicatore preciso e suo malgrado possa trovare nel gesto della fine il principio plausibile al netto di sorpresa duna soluzione. Ed ogni scavo non è verso il varco.
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FRANCESCO MANDRINOLINFINITO
Chiamami, dal limbo internetto Che non nasconde ma confonde Al guardo, previa il testo, tanta parte della stesura; by-passalo col volaverba e accusa ricevuta dellipertesto scritto a manent non erudito, questo, che altro dirti non vuol se non gravezza di sua sorte.
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ANGELO MAUGERI OGGETTI DAMORE O nelle più grate delle mie Latitudini ore e ore di veglia alterate
foreste più dolci e selvagge le false costellazioni degli assedi
dove gli assalti spostano i margini come una variazione sul tema della farfalla
le fughe tortuose le curve indescrivibili eppure qualcosa accade nellassorbire le barriere del buio il faticoso scandaglio
è così che rende vibratili le ali questo spazio daerei limiti |
RINO MELE IN UNA RETE Sempre di più mi perdo (e perdo lorientamento, la carta: topografia, mappa, le strade accecate in una rete). Un demone furbo, o il consiglio che suggerisce, distrugge quel poco che resta. In uno strano ascensore, vado in alto e in basso per volontà altrui, il mio stesso peso, la leggerezza che laccompagna mi spostano e un pedale divino fa il resto. Rispondo con un sorriso Mentre il mio corpo sale, sallontana, o discende. Perdo sempre di più il gusto (e il gesto) dellerrare. Muovermi, camminare, sbagliare.
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ALDA MERINI UNA PRODIGIO DI VITA Il grembo di un ragazzo è simile ad un deserto infinito che occupa spazio nella mia mente e sospiri e tuoni. Invano ti ho cercato nella passione tu ragazzo che ami sei un prodigio di vita la mia maledizione il mio collo inferiore.
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LORENZO MORANDOTTI INFINIRE Il poeta è il filosofo, il filosofo e il poeta una colonna di uomini arreca dolori come un incubo un magma di buio parla ciascuno il proprio linguaggio trascinano vecchi Maestri non sanno che farne qua e là nella mente per quale dottrina ora il mondo è limago procede e naufraga va contro i suoi fatti non più da specchiare. |
LUIGI PICCHI NAUFRAGIO E se nuove costellazioni sulla pista Di ghiaccio disegnano i pattinatori sarà chè più intensa e cara a me la vostra voce remota di vento e ombre, antiche foglie dunimprovvisa siepe. Un brivido, quasi sospiro appare Lampia fluente falcata di danzatori In fredde luci di sera, ma al primo Sole già fioriscono i vostri arazzi, colori di melodie, in numeri voci, bisbigli e rumori e tutto in fine non è che nulla, vuoto, solo silenzio, eterna pausa dove in soffio parole partono perdutamente spore, comete. |
OMAR PIRRERA OMBRA E VENTO Paura di sognare ancora Nelle ultime ombre della sera: e già la notte, intorno allombra delle pietre, appare per incanto. Qui la vita è fatta di sporgenze. Qui la vita si sconta nel pensiero. Qui il Sole splende solo e nel silenzio della sabbia io scrivo parole che il vento annegherà senza un perché. |
GIANNI RESCIGNOORE DOTTOBRE
Entra ottobre. Smorza fuoco di scogli. Con giri di rondini inquiete appanna dombre le spiagge. Smania il pettirosso vagabondo. Dà laddio di settembre A ville inanimate. I venti non lavati quasi inerti cambiano cammino. Di rosso arde il giallo. Sabbassano le voci. Sode tutto respirare. Respirano le ore in spazi enormi di silenzio. Ore di luna. Ore di pensiero. Ore dietro le porte della sera Dietro le porte della sera pronte a spiare il singulto della rana che naufraga nel sole ancora fuso nelle pietre. |
FRANCESCA RUFFATOIL CIELO, LUNIVERSO
Nel buio sono nata. Nellutero di un mondo largo due metri per due metri e la placenta erano capelli. Luomo non capisce. Solo lanima è consapevole della vita e del canto. Il mio amore è così grande da quando ho visto le pareti rosse e macchiate intorno a me, così grande è la speranza. Io rincorro quando voglio le stelle delle mani, dormo nel bosco di sequoie e non mimporta degli assurdi autobus che ridono alle mie spalle. Sono il cielo che mi sta sopra e luniverso che mi sta dentro.
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ROBERTO SANESICERCANDO DI CAPIRE COSA SIA
..quelleccellente fantasma, quel limite che ci oltrepassa, quel predisporre il finito per i sentieri dellio, nella discarica che scorre parallela alla sua stessa logica, il gusto dellidentificare il proprio io e la vita, perfino lanima del mattino lo troverebbe risibile e infatti gli amici sempre seduti attorno a un tavolino non fanno altro, beccuzzano e sbeffeggiano, e un vento di lingue verdi osserva ti provi a ricordare il timo, il rosmarino, lacqua che rifluisce le pietre che una volta ti rotolavano in bocca le senti scricchiolare che ombra, che nembrotte di nuvole dal cielo rabbrividisce i tuoi nomi, compresi quelli non pronunciati!; e le insidie, la loro necessità di proseguire il gioco, come potranno agire in questo freddo? Ovverosia, come accettare senza turbamento che proprio non sia nulla pensare il pensiero di non pensare, solo perché nel verbo non esiste un infinito finito? Oh natura, natura, che nodo di ragioni Per apprezzare ancora la campagna. Cercando di capire cosa sia posso soltanto dirlo.
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ALBERTO SCHIEPPATITRACCE, VARCHI
A che serve, dici, attraversare il mare: cè un oceano che non vedi, che non puoi colmare. Bastano le origini, certe tracce a garantire il tempo. "E di là, credete, non sarete meglio". Ma intanto, mentre parla, lacqua diventa inquieta. Nel lungomare trasparente annegano dolcezze, risentiti amanti. E non restano che fatti, varchi, dati. La banalità del meditare.
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DARIO TALLO COME FOGLIA A SERA Come foglia a sera mi piace stormire in silenzio e riparare nel fruscio del vento i pensieri d'aria impigliati
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GIANNI TOTIIN QUESTO COSMOFRAGIO AMARO
Giacomo nostro sempre ci fu odiosa quella spiaggia gioconda ancor che trista plaga solinga con quel lauro verde e quel roveto che il mondo eclissava e schermava e furava anche la vista dellultimo orizzonte: vi perdevi lanimo tuo spaurando dentro il vento tumultuoso quellimpeto e il fragore paragonando al silenzio infinito. Immagini! Il silenzio non sapevi inquinato dal fossile rumore dellorigine cosmica e non è infinito ma solo illimitato luniverso dei nostri antroposauri che annega in questo cosmofragio amaro. |
MARIA LUISA VEZZALIALLINFINITO
Dal fondo dei corridoi senza pareti della casa tra la lanugine spaventosa del nido in ogni cielo fissa locchio assoluto gonfio di giorni come una madre al suo sguardo io piatta come un graffito il suo sguardo scava nel ventre una caverna simile a una nave caricata per il naufragio
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LUCIO ZANIBONIODORI E TREMORI DINFINITO
Altro gioco nelle sere di maggio confondo con le lucciole i chiarori dellinfinito mare zodiacale. Odore di campagna fresco di terra i nostri sogni lassù a tremolare. Mani tese implorano migrano stormi Altri ritornano. Nelladdizione aggiungo giorno a giorno e non tiro la corda del totale sospeso il conto da pagare al creditore eterno. Una stella cade vivrò un altro un altro e ancora un giorno. Qualcuno batte carne da impanare assottiglia vuol farla bastare. Qualcuno beve sorso a sorso centellinando. Passa la lingua sulle labbra dopo: esperto bevitore dice da quanti anni è divenuto vino il mosto sa dirne i gradi. Io so dire poco della vita: la foglia appassita e il sangue intorno sulla chioma dautunno poi il sonno nelle notti dinverno scheletrite bianche di neve col rigore di pioppi nel festone lunare Altro non so di questo mondo fatto spesso di lotta di odio |
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