DOPO LA MOSTRA "VENTI... APOCALITTICI" DEL 2004

A VILLA POMINI DI CASTELLANZA

è un’esperienza del limite, abissale e necessaria, polimorficamente protesa sempre sul difficile discrimine di un pensiero di sé e del mondo nell’atto di farsi ed essere forma, mettendo(si) ogni volta in gioco radicalmente, quella che Ernesto Solari ha perseguito nello spazio di un ventennio, il più recente della sua feconda creatività artistica, e che qui riassuntivamente ci propone, sotto il titolo Venti apocalittici, all’insegna di una ricerca di senso, di verità, liberata (giusta la qualifica di “apocalittica” nella sua più etimologica accezione) e depurata da obblighi meramente rappresentativi e realistici, dalla congerie dei segnali del reale, della vita non meno che della cultura.

Un’operazione di indagine e riconoscimento della verità nascosta dietro le immagini, di scoperta ed evidenziazione dell’archetipo che fonda ogni avventura di senso, esperita attraverso passaggi successivi nell’elaborazione di una visione interiore (o se si preferisce, anteriore) e al contempo scientifica, fino a catturarne e fissarne nella forma e nel colore momenti assoluti di un perenne divenire : è in questi termini che può definirsi ciò che Solari ha infaticabilmente cercato e realizzato nel suo laboratorio (fisico e mentale), che come una sorta di platonica caverna delle ombre (“Antro di Visionario”, lui stesso l’ha definito) molto promette ancora di rivelarci.

Come di fronte a un velo da scostare, a un “sudario” da rimuovere, a una siepe o a una porta da attraversare, onde poter mirare l’essenzialità di una luce necessaria, oscurata o negata da incrostazioni e pregiudizi, il processo creativo, qui esposto e dispiegato, più che come un itinerario pittorico lineare e conseguenziale, si configura come il progetto di una sorta di autobiografia (o addirittura, autobiologia) intellettuale,  assiomaticamente interminabile e infinito, sovradeterminato, come si dice che siano sovradeterminate le rappresentazioni dei sogni, dispiegandosi attraverso molteplici e differenti espressioni, attraverso segnali, tra i quali anche (ma non esclusivamente) la pittura. Perché questo è un dato da sottolineare : Solari, tra i pochi a saperlo fare, è un “pittore che pensa”, uno che pone consapevolmente l’opera al termine di un percorso intellettuale fatto di ricerca, di riflessione, di domande e risposte, in cui coinvolgere provocatoriamente lo spettatore. 

Un’esperienza, dunque, di “appressamento” e “svelamento”, che dal preciso e riconoscibile omphalos esistenziale di una condizione di estraneità e “migranza” ha inteso protendersi e concretizzarsi per gradi nell’oltre di vasti e ambiziosi sistemi concettuali, affrontati e definiti con tutta la  forza e suggestività di cui è capace un linguaggio pittorico fatto di segni e colori di sapiente e personale reinvenzione : sono nati così i “cicli” pittorici dedicati, via via, a Leonardo, a Federico II, all’Albero della vita, all’Infinito leopardiano, al Faust, allegoria della vita,  fino alla serie più recente dei “lini sindonici”, a testimonianza di una fervida e inesausta “curiositas”, di un’ansia esplorativa di materiali e risorse iconografiche della più varia provenienza, fondata sulla consapevolezza della complessità e ambiguità di ogni apparenza da salvaguardare e valorizzare come stimolo all’intelligenza e, perché?, al cuore.

VINCENZO GUARRACINO   2004

IL PICCOLO VOLO L'ALBERO DEI CAVALLI CUSCINI ASTRAZIONE

  CONTAMINAZIONE1 ICONA MATERICA

LE CONTAMINAZIONI

ERMETICHE

 

 

"CONTAMINAZIONI"

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